Collana Le scommesse
Edizioni Progetto Cultura

Vittorio Pavoncello
SPAM STORY

 

 

 

In principio fu una mail, in seguito, durante cinque anni, ne arrivarono tantissime, a volte con cadenza regolare, altre volte con lunghe interruzioni per riprendere improvvisamente come un fiume in piena. E il mio computer è stato letteralmente sommerso da queste lettere di luce. Alcuni autori in passato, trovando manoscritti, hanno poi ricavato narrazioni. Le pagine qui raccolte le ho invece ricevute da un qualche misterioso corrispondente virtuale. Ci doveva sicuramente essere un codice per ordinarle. Non saprei. Da parte mia ho solo ricomposto i diversi messaggi se-guendo un ordine che a me è parso cronologico nello sviluppio del racconto. Conservo comunque la sensazione che molti brani della storia siano andati perduti. Ho la convinzione, inoltre, di non essere stato il solo a ricevere queste mail. Ma, per quanto abbia chiesto, nessuno dei miei amici e conoscenti in possesso di un computer ha mai ricevuto nulla. O, forse, io dovevo ricevere solo quelle che mi sono effettivamente arrivate? Chi, leggendo, si accorgesse di aver ricevuto delle mail analoghe a quelle che offro alla lettura, è invitato gentilmente a inoltrarle al mio indirizzo di posta elettronica: v.pavoncello@alice.it ad Elaine

 

 

 

PRIMA PARTE

 

 

adocchiusi@hotmail.com Ad occhi chiusi Claro, tenendo la cinghia tra le mani, sollevò la serranda della finestra fino a metà, lentamente. Esitazione, piegarsi, uscire in balcone. Invisibile a se stesso. Nessun suono familiare. Gli odori al cervello non danno più alcuna memoria. Solo aria da inspirare profondamente. Poi, una volta sul balcone, lasciare le palpebre sollevarsi lentamente al cielo... e lei immediatamente, dirimpetto! Un'immagine canuta, corposa, in finestra. Braccia poggiate sul davanzale e volto immobile. Una figura di cartone, un fondale umano. Claro ne rimase paralizzato. Il tempo, nella forma di un animale preistorico, lo assalì alle spalle e ingoiò con un solo boccone. Il terrore. Durò un istante. Rientrò in casa. Avvolgere l'altra metà della serranda, aprire con uno stacco rapido. Un suono secco arrivò in cima... Il silenzio lo abbassò. nascosto@excite.it Nascosto dall'interno. Attraverso il vetro guardare. E guardare, ancora.

 

scorgere@mclink.net Dal suo terzo piano poteva facilmente scorgere, del palazzo di fronte, il secondo piano in basso. Un'occhiata veloce. Claro voltò fulmineo le spalle alla finestra. Lei lo aveva visto! Chissà, se anche riconosciuto. Ne captò ancora lo sguardo alle sue spalle. Furtivo, scomparve verso l'interno della stanza. Fuori dal suo probabile campo visivo. Si mise seduto su una delle poche poltrone esistenti. Stranamente, la più vicina alla sua ansia. sempre@libero.it "È sempre lì!" notò con sorpresa.

 

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lingua@mclink.net

 

Della sua lingua non ricordava nulla. Ma proprio nulla. La vita stessa in lui parlava in altro modo. Aveva provato, sì, a consultare un medico che potesse fornirgli, se non le cause, perlomeno spiegazioni del suo caso, anche se non sembrava essere un problema da interessare la medicina. La perdita della lingua materna, oltreché al disuso, si poteva ascrivere a una precisa volontà inconscia di volerla cancellare ed era una cosa del tutto legittima dal punto di vista psichico, sebbene non lo fosse altrettanto da quello clinico. Ma erano cose queste che accadevano nei malati mentali gravi e non era il suo caso. L'anomalia poteva essere tutta qui.

 

claro@excite.it

 

Claro, con una precisione inconsapevole quanto dispotica, ogni anno faceva tuttavia quattro o cinque sogni che si svolge-vano tutti in italiano. Alcuni di questi sogni venivano subito di-menticati al risveglio. Di altri conservava le sole azioni visive, non riuscendo né a capirli né a tradurli. Tutto ciò durava ormai da anni. Li chiamava: i sogni muti.

 

isognimuti@excite.it I sogni muti erano immagini senza parole. Durante il sogno gli eventi accadevano senza alcun commento. E, anche al risveglio, la coscienza trovava difficoltà a ricordarli attraverso le parole, tanta era la potenza evocatrice delle figure; le quali, non permettendo ad alcun logos di insinuarsi, lasciavano alle SPAM STORY immagini il loro potere tanto simbolico, quanto tirannico. Anche la morale, se mai una se ne possa cavare da un sogno, non trovava parole ma solo uno stato d'animo cambiato. Un salto quantico della coscienza si produceva al risveglio, non de-scrivibile ma esistente.

 

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La prima di uno spettacolo in Australia coincideva con il giorno del funerale della madre. Perciò "the show must go on" fu un alibi ad hoc per non essere presente. E così fece per la morte del padre. Una volta sepolta la vita è in pace. I morti non ci chiedono altro dovere verso le loro spoglie. Il loro ricordo, invece, non smette di pretendere i suoi diritti... cinico@yahoo.it Il comportamento fu preso per cinico. Ad altri sembrò che Claro fosse venuto al mondo con nessun altro compito o dovere che non fosse il danzare. Molti sostenevano che lo facesse straordinariamente bene! Qualcuno lo capiva. Altri non volevano neanche più sentirne il nome a dispetto del fatto che cele bre ormai lo era divenuto, benché nei soli ambienti dell'avan-guardia.

 

ricco@yahoo.it

 

Tutto ciò non lo aveva reso ricco. Vivendo esclusivamente all'estero, e sempre in giro, era stato più facile spendere che risparmiare. E sarebbe andata avanti così. Ancora per anni. Se un incidente non l'avesse prima fermato e, ancora più violen-temente di una moto schiantata, sbattuto contro la realtà.

 

erasolo@email.it Ora, per questo era solo. In ogni parte del mondo aveva un amico o un'amica. Tranne che lì. O ancora non poteva saperlo.

 

formalità@alice.it

 

Le formalità per la consegna delle chiavi da parte del fratello furono sbrigate con una certa fretta. Un rincontrarsi senza troppo calore. Alcune informazioni. Alcune frasi d'obbligo. E l'invito a cena per la sera stessa. ilfratello@libero.it Il fratello non aveva mai accettato il suo modo di vivere.

 

argentina@yahoo.it

 

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nononeraquesto@excite.it

 

Non era questo che poteva rimproverare a Carlo. Effetti-vamente non mancava loro nulla. Ma la difesa dell'onestà del marito le veniva solo da quel 'sospetto' tutto americano per gli scandali. Che nel suo paese, sapeva bene, potevano costare un'intera carriera.

 

cindy@excite.it

 

Cindy incontrò il fratello vagabondo di suo marito in America. A New York per l'esattezza. Dove Claro si trovava per uno spettacolo. Luogo convenuto per l'appuntamento, nonché del loro primo incontro, fu la casa dei genitori di lei. Più giovane del marito di alcuni anni, Cindy era una bella donna: figura slanciata, bionda, con due occhi azzurri forse un po' troppo larghi e dal taglio poco espressivo, ma apparentemente schietti. Aveva appreso in Europa a modificare una sua certa... esube-ranza di modi. O forse, era questa l'impressione che se ne aveva vedendola ritagliata in abiti rigorosamente 'made in Italy'. La ingentilivano quando, il più delle volte, come dire… non le impedivano di muoversi.

 

puntualissimo@excite.it

 

Claro arrivò puntualissimo in taxi.

 

inpienostile@libero.it

 

La casa dei genitori, in pieno stile anni '60, avrebbe fatto la gioia di un collezionista di quei mitici anni. Più tardi, i genitori di Cindy spiegarono a Claro che la gran parte delle spese domestiche era tutta rivolta alla manutenzione più che all'in-novazione o al ricambio. E quando una sostituzione era indi-spensabile, l'essere d'epoca era un obbligo. dallaradio@myway.com Dalla radio, alle sedie, al frigo… tutto vi si atteneva. Made in U.S.A. ......... "É sempre lì !" lo ricordò, finalmente, in italiano.

 

perchè@alice.it

 

Perché era tornato? Avrebbe potuto continuare a girare il mondo. Perché era tornato? Numerose proposte ricevute come coreografo, non vedendolo più impegnato come danzatore, potevano pur sempre permettergli di guadagnare bene e di continuare a girare. E un giorno poi, in uno dei tanti posti visitati, a sua scelta, avrebbe potuto fermarsi e aprire una scuola di danza. Per un attimo, lo spettro di una risposta beffarda vol-teggiò su di lui… Stava perdendo la sua creatività.

 

danzatori@email.it

 

"Niente, no! Non c'è niente di peggio per noi danzatori che l'età!" proferì Jeff Bucking, bevendoci sopra un gin. Claro, levando anche lui il bicchiere, annuì. "Io posso ben cantartela, ragazzo, con i miei sessantacinque suonati! Tu non la senti, ma piano piano, l'età ti entra dentro e ti rallenta. Tu pensi che non sia niente, che la tua mente, o volontà possano come sempre farti riavere la scioltezza nei movimenti. Ti dici anche, per confortarti: "È solo una mancanza d'esercizio!" "No, non è così! È l'età! La mente stessa, istintivamente, si piega a quelle che sono le ragioni del corpo e ti vieti, spontaneamente, anche solo d'immaginare ciò che un tempo avresti fatto con la più grande naturalezza."

 

Jeff@gmail.com

 

Jeff parlava pacato nell'insieme. Sebbene la sua voce restasse squillante e vivace come sempre. Quando era in Inghilterra Claro andava sempre a trovare Jeff. Perché Jeff sapeva e beve-va come un Hemingway. E gli somigliava pure.

 

arte@email.it

 

"Non è giusto che la nostra arte, se è tale, debba esaurirsi per motivi che nulla hanno a che fare con la creatività. Gli scrittori, i pittori, i musicisti, gli attori continuano anche da vecchi a creare!" incalzò Claro.

 

vecchiasignora@excite.it

 

"La vedi tu, in scena, una vecchia signora di sessanta anni che salta e volteggia per farsi sollevare dal giovane danzatore di turno?! rispose Jeff Non lo immagini il ridicolo? E il pubblico, spesso acido e cattivo, che non scoppia a ridere solo per pietà?!" "Non sono d'accordo!" rispose Claro. "Tu, ad esempio, potresti interpretare un signore di 60 anni che... non so, s'innamora di una ventenne e danzare di conseguenza?"

 

SECONDA PARTE

 

rispondo@tiscali.it

 

Caro Esteban, rispondo in ritardo alla tua lettera di alcuni mesi fa nella quale mi chiedevi cosa ne è della mia vita. Già, cosa ne è della mia vita? Da più di un anno sono a Roma e sono in una strana passività. Nella quale stento a riconoscermi. Assolutamente in-capace di fare progetti, mi lascio alle cose che accadono. Non molte a dire il vero, ma prima fra tutte: sono diventato l'amante di una donna imbarazzante. Volendo Cindy questo è il suo nome divorziare da mio fratello, ha deciso di venire a stare per un po' a casa mia con i suoi due figli. E lentamente, con un'abilità e strategia che non saprei spiegarti, ha fatto sì che ora viviamo insieme. In tutti i sensi. Ho preso il posto di mio fratello.

 

duenipoti@aol.com

 

Tutto questo appare stranamente naturale, visto anche l'ottimo rapporto con i miei due nipoti. Ora, però, io mi trovo ad essere sposato senza esserlo stato, ad avere una famiglia senza che l'abbia mai creata, e a vivere come un uomo sposato senza che abbia mai desiderato esserlo! amante@yahoo.it A questo, aggiungi anche un'amante! L'incontro di nascosto come un vero uomo sposato. Perciò, quando mi chiedi cosa ne è della mia vita, io per primo ne rimango sorpreso. Perché vivo tutto ciò come non fossi io a farlo. Come stessi vivendo la vita di un altro. Quella di mio fratello, ad esempio!

 

casadifamiglia@katamail.com

 

Al mio ritorno in questa casa di famiglia, dove ora abito, non riuscivo a ritrovarmi. Poi Cindy con il suo arrivo ha cambiato tutti i mobili e la disposizione delle stanze fino a farla diventare un'altra casa. Risolvendomi alcuni problemi che avevo. Ora riesco a parlare meglio l'italiano perché apprendo parole nuove e ho smesso di fissarmi su quelle vecchie. Tuttavia, in casa parlo solo inglese. E con la mia amante in tedesco. Dato che lei lo è. Non vedo altre persone. Per quanto riguarda la danza, la mia amante Gloria, è una organizzatrice di spettacoli e vuole organizzarmi qualcosa. E ciò mi rende felice. Anche se, in alcuni momenti di debolezza, avverto come se una forza misteriosa si stesse impossessando di me e sento le forze venirmi meno, i ricordi ora si sbiadiscono, ora diventano più forti, e sento di perdermi... e di cambiare. Di cambiare e di perdermi.

 

brividi@lycos.it

 

Se penso che tutto questo ha avuto origine da quella festa in casa tua, mi vengono i brividi. L'insondabile mistero si svela giorno dopo giorno fino a sciogliersi completamente con la nostra fine. Ma non te ne voglio assolutamente. E non ho alcun risentimento per te. Per ciò che hai fatto e per ciò che ne è seguito. Infatti, tu non hai agito contro di me, ma solo seguendo quello, che allora, era più giusto per te. Ti abbraccio, Claro

 

lettera@alice.it

 

Non rilesse la lettera. La piegò e infilò subito nella busta dove aveva già scritto nome e indirizzo. Il mattino autunnale, con una misurata forza di grigi, azzurri e rosa, si spingeva in casa. E in quella casa tutti dormivano.

 

tazzadicaffe@gmail.com

 

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euforia@hotmail.com

 

La cena non brillò certo per l'euforia. I piatti furono portati e tolti con una certa fretta, come accade quando si devono occupare bocche che non hanno molto da dirsi. Per fortuna il sonno dei ragazzi venne in aiuto a tutti. Carlo baciò i propri figli. E, nel vederli sparire verso le loro stanze, augurò nuovamente da lontano un'ultima buonanotte. Cindy si scusò. Disse che era stanca e che preferiva lasciarli discutere da soli. Nel salutarla, Carlo chiosò bonariamente di-cendo di sapere perfettamente che la sua exmoglie non si sa-rebbe addormentata, finché lui non se fosse andato via. 

 

avanzi@katamail.com Rimasti soli, Carlo prese la bottiglia di whiskey, si versò un bicchiere stracolmo e disse: "Va bene qui. A tavola. Di fronte ai nostri avanzi." Claro capì l'antifona e replicò secco. "Parla, allora! Sono stanco e ho sonno." "Forse sarò breve, forse no. Chissa? Chi può saperlo?" iniziò Carlo. "Dimmi dimmi, se il destino… ma tu ci credi? Facciamo il caso? No, facciamo allora un casodestino. O no, un destino a caso. Sì, meglio! Il tuo! Se un destino a caso non ti avesse salvato, ricordi… Ma tu hai dei ricordi? Va bene, lasciamo perdere… Quante volte in vita tua sei stato sul punto di morire?" "L'incidente in moto. Ma non capisco..." "T'innervosisce che io sappia?" disse Carlo tracannando una bella sorsata. "Qualunque cosa tu possa sapere mi è indifferente." "Non cominciare così. Non depone certo a tuo favore." "Allora, è di un qualcosa che mi accusa, avvocato?" "Di nulla. Di nulla. Angioletto caro. Ti ho solo chiesto…" ma qui, Carlo s'interruppe per un rigurgito. "Sei ubriaco fradicio, non ho nessuna voglia di parlare con te!" "Non sono sbronzo! Non sono sbronzo! E mi dovrai ben parlare!" gridò Carlo. "Ti fotti mia moglie, prendi i miei figli, abiti in una casa per metà mia e non vuoi darmi almeno la sod-disfazione di parlarti?" morire@hotmail.com "Può darsi che abbia rischiato di morire più volte. Non saprei. Specialmente durante quella corsa in moto. Ma questo che c'entra con…" "E di una volta che hai bevuto dell'acido, ricordi? O eri troppo piccolo? Piccino di casa! Avrai avuto pressappoco due o tre anni, ricordi niente?" "No, non ricordo. Coscientemente, voglio dire." "Vuoi saperlo? Fui io! Io che ti versai l'acido e te lo feci ingoiare a forza. Ah! Ah! E mammapapà insieme come l'hanno bevuta che piccino incosciente l'avevi fatto da solo" disse Carlo a cui la lingua si andava impastando sempre di più, insieme alle idee, per via dell'alcool. "Anche tu eri piccolo e non sapevi quello che facevi." "Credi? domandò seriamente Carlo e aggiunse E quando, per poco, non finisti sotto una macchinina per raccogliere una pallina? Fui io che ti spinsi in mezzo alla stradina. E fu per una pura prontezza di riflessi dell'autista che non finisti schiaccia-tino…" "Vuoi chiedermi scusa, ora, o vuoi semplicemente palesarmi il tuo antico odio?" "Né l'una né l'altra cosa. Qualcosa di più. Di più. Di più più..."

 

fratellino@excite.it "

 

Sai fratellino, ino ino, non tutti in natura hanno la fortuna di sopravvivere dopo la nascita. Una specie di selezioncina na-turale, naturale naturale, naturale però si, fa sì, si fa si, fa si si, fa siiiii! Ti piace questa canzoncina? Non rispondi! Dicevo? Ah sì… solo alcuni possano perpetuare la specie. E per noi uomini tramandare il proprio nome. Non chiedermi come. Ti è piaciuta la rima comenome! Ma non ti diverti. Fa niente, ascolta. Proprio perché, noi uomini siamo, che abbiamo fatto strafatto che tutti potessero nascere, sopravvivere, e poi vivere, e questa è la società non trovi?"

 

crudeli@gmail.com

 

"Questa è la società, che altro non è che un modo tutto umano di temporeggiare quella selezione che la natura compie in modi più crudeli. Ma anche noi umani, ah, sì sì, anche noi umani continuiamo ad essere crudeli! Forse, anche più crudeli della natura. Perché noi, quelli che sarebbero inadatti…

 

Guardo te non perché ce l'abbia con te ma solo perché non c'è nessuno qui con te oltre a me, siamo soli soli noi due. Noi gli sbagliati proseguiamo a farli vivere per poi eliminarli in seguito ma senza essere inumani, no no. Dio ci salvi da questo! Solo sociali."

 

societa@hotmail.com

 

 "La società non è stabilita che dai più forti. E tutti credono, tutti tutti hanno l'illusione, una grande illusione di aderire, una magia! Ti piace la magia?" "Non credi di esagerare con queste dissertazioni? Sei ubriaco e non ti rendi conto di quante stronzate dici" lo interruppe Claro. "Calma! Calma! Lasciami continuare. Volevo dire… ah, sì! Le famiglie dove sembra che regni amore, concordia, quelle piccipicci, cippicippi, sono quelle in cui la società mette le basi per avere dei servi. Ma tu non mi ascolti? Non ascolti le parole del tuo fratellone! Perché non mi dai retta? Dai su, beviti un goccio e ascoltami. Nelle famiglie dove non c'è una selezioncina non c'è neanche sviluppo, progresso, solo procreazione. Invece ci sono famiglie, come la nostra, per farti un esempio… la conosci no, la nostra bella famigliola? Qui nascono coloro che sono non solo adatti alla riproduzione ma anche all'evoluzione. E in queste famiglie, per quanto paradossale ti possa sembrare, non c'è vincolo di parentela tra i componenti alcuno. Solo egoismo e intelligenza allo stato selvaggio. Perché tra questi solo uno primeggi."

 

farnetichi@gmail.com

 

"Ti ho già detto che farnetichi. Hai bevuto" ribadì Claro.

 

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I giorni passarono. E i fratelli non s'incontrarono più dopo quella cena fatale.

 

gloria@gmail.com

 

Gloria intanto era riuscita nel suo intento. In attesa di lanciare die großen Arbeiten della danzamovimento, aveva organizzato, fin nei minimi dettagli, quella che doveva essere la grande ripresa di Claro come coreografo.

 

diegroßenArbeiten@excite.it

 

L'idea del die großen Arbeiten sembrava un'impresa folle. Perché il corpo di ballo, se così si poteva ancora chiamare, era stato scelto in un ospizio per danzatori. Tra coloro che ancora riuscivano a muoversi.

 

danzanti@virgilio.it

 

A guardarli ora, così senili, meno belli, non più giovani, si aveva difficoltà a immaginarli in artistici slanci danzanti. Ma della gioventù avevano mantenuto, o meglio la senilità conferiva loro, un alone di innocenza che faceva stringere il cuore. Spesso molti giovani scelgono o sono portati all'arte non pensando alla vecchiaia o a ciò che ne sarà di loro. È un errore questo? Una leggerezza? O fa parte della natura dell'artista?

 

conferenzastampa@mclink.it

 

Nel presentare il progetto dell'evento alla conferenza stampa, Gloria non perse l'occasione per mettersi in mostra con una lunga introduzione. "Non tutti gli artisti all'inizio della loro professione sanno che non c'è peggior terza età di quella degli artisti non riusciti. Poiché, oltre ai pochi soldi, al poco lavoro e ai pochi benefici di cui potranno godere quando saranno vecchi, nessuno Stato potrà mai restituire loro quelle aspettative e quei desideri arti-stici che il corso della vita e carriera hanno poi disatteso. E non pensano neanche che verranno trattati come dei lavoratori a tutti gli effetti, anche se hanno pensato di essere degli artisti e, forse, alcuni di loro lo sono stati davvero."

 

unattesa@gmail.com

 

"Per questi la vita artistica è sempre stata solo un'attesa: di un bel ruolo, di una rivincita, di una bella occasione per mettersi in mostra o di un favoloso contratto. Come i tanti che, per tutta la vita, sperano di vincere alla lotteria o a qualunque altro gioco, così questi artisti scartati, sconfitti hanno puntato tutto su di sé sperando di uscire, almeno una volta, vincenti. Rifiutandosi, nel corso degli anni, di credere che alcuni numeri possono anche non uscire mai. E obliando che la posta da loro messa in gioco era la loro stessa vita." creatività@inwind.it "Per questo il nostro spettacolo, oltre a essere una originale quanto innovativa ricerca delle potenzialità dell'età e della creatività, vuole anche offrire a questi artisti un'occasione di riscatto sociale. Anche se, ed è crudele dirlo, per alcuni potrà essere l'unico, ma speriamo anche non ultimo grande successo."

 

grandiartisti@excite.it

 

Quella compagnia che ora si presentava davanti agli occhi di Claro, già selezionata dal mercato, dal fato, dalla sfortuna, dalla vita, insomma, non annoverava grandi artisti del passato. E neanche era formata da mediocri né pessimi danzatori. Ma si poteva affermare che era formata per lo più da persone sole, abbandonate da tutti. Ognuna caduta in solitaria disgrazia per le più svariate ragioni. ilprimogiorno@alice.it Il primo giorno di prove era stato fissato per quel pomeriggio. Claro sentì il dovere di iniziarle, sebbene non amasse molto parlare, facendo una lunga dissertazione sullo spettacolo.

 

ilmovimento@alice.it

 

"La cosa che mi interessa è il movimento. Il movimento insieme alla resistenza che ogni materia, per sua natura, oppone ad esso. Detto in altre parole, e scusatemi la franchezza, ora che i vostri corpi sono invecchiati non possono più avere quella plasticità che avevano un tempo, quando vivevate della danza. Ma, se voi ci riflettete bene, erano delle idee che vi stimolavano o suggerivano un certo passo. Oppure erano delle emozioni. O a volte la semplice energia del corpo, che scaturiva improvvisa e creava un'immagine. Ora, io credo che tutto ciò in voi sia ancora presente e possibile. Solo che, oggi, il vostro interpretare un'idea passa attraverso le vostre venerabili età e i vostri attuali corpi, purtroppo segnati d'acciacchi, ma che diverranno la materia dell'espressione. Chiamo tutto ciò: l'arte della natura nell'arte.

 

leideesonovecchie@aol.com

 

Ciò che vorrei mostrare attraverso di voi è che: tutte le idee sono vecchie! Che esiste un tempo per tutti i pensieri e che molte di queste idee sono piene di malanni. Credo perciò, anzi ne sono convinto, che soltanto voi possiate dare finalmente lo specchio dell'invecchiamento della natura umana, dell'umanità. In un duplice modo: attraverso la bellezza della natura e del suo invecchiamento e attraverso le idee sostituite dall'incessante movimento dello spirito."

 

ivolti@mclink.net

 

Claro si soffermò a guardare i volti della sua compagnia. Lo guardavano attoniti, smarriti e insofferenti.

 

lastoria@fastwebnet.it

 

"Come sapete, la storia prende spunto da un fatto realmente accaduto e si svolge in un campo di concentramento. Un gruppo di prigionieri sta andando alle camere a gas. Un soldato nazista notando una donna con la stella gialla, ne rimane colpito dalla bellezza e le chiede cosa facesse prima di arrivare al campo. La donna risponde che era una danzatrice. Allora il nazista le ordina di ballare. La donna ubbidendo inizia a danzare. Durante la danza, sente rinascere in lei la voglia di libertà, la sensazione di quella libertà, quella liberta per ciò che si è nati e non per come si è nati. Così nel muoversi della danza si fa più vicina al soldato gli strappa il fucile e gli spara. E viene anche lei immediatamente uccisa. Come avete letto, nel campo ci sono ebrei, zingari, comunisti, omosessuali, malati di mente veri e non e, per ironia, ci sono anche gli stessi fascisti e nazisti. E avete anche letto, che fuori dal campo appaiono spesso animali preistorici quali dinosauri, tirannosauri etc etc. Quando la danzatrice cadrà morta, un'astronave atterrerà nel campo facendo salire tutti i prigionieri del lager. Perché, di lì a poco, la terra esploderà per la troppa vicinanza con il sole."

 

unadanzatrice@excite.it

 

Una danzatrice alzò la mano per avere la parola. Claro la invitò a parlare. La donna si drizzò in piedi. Per essere stata una danzatrice era molto alta; dei capelli rossi, secchi, le scendevano sul viso ma lei sembrava non curarsene; due occhi verdi e liquidi navigavano su di un volto appesantito e molle, le mani stranamente scheletriche accompagnavano le parole mantenendosi a una certa distanza dal corpo. "La sua idea è storta, malferma come siamo noi. Perché, se come dice lei... cambiare completamente i valori della vita e il senso... quelli che poi si salveranno saranno solo... dei vecchi." A questo punto, con il palmo della mano rivolto al soffitto, la donna distese il braccio, facendogli fare un lungo giro per mostrare tutta la compagnia seduta in platea. "Certo, lei ha ragione rispose Claro ma sono vecchi per la vecchia vita non per la nuova e aggiunse a me interessa che voi esprimiate la vecchiaia di tutte le idee, non quella vostra."

 

ciocheresta@aruba.it

 

"E poi è tutto ciò che resta del passato!" ripeté Claro guardando il balcone di fronte. Le luci erano spente, era notte. In quella casa si dormiva. Pensò che lui non sarebbe mai arrivato ad invecchiare. Durante il periodo delle prove aveva dimenticato di essere in pericolo. O, meglio, le prove servivano proprio a distrarlo da quel pericolo.

 

unavertigine@alice.it

 

Una vertigine lo tagliò in due dalla testa ai piedi! Il fratello non lo aveva minacciato a vuoto. Si appoggiò alla balaustra. E poi raggiunse, buttandocisi sopra, la piccola sdraio sul balcone. Respirava a fatica dell'aria che cercava di inalare in grosse quantità. Le molecole sembravano portargli, come racchiuse in grosse bolle che ingurgitava, i ricordi di sé e del fratello. Tutto quel malessere poteva essere causato, a sua insaputa, dal mi-crochip che agiva nel suo intestino. Liberando sostanze che gli arrivavano direttamente al cervello. Claro intuì che suo fratello era per lui il male. Ma proprio tramite suo fratello era arrivato a formarsene un'idea.

 

coincidenze@leonardo.it Capì quelle strane coincidenze. Capì, stando seduto sulla sdraio, guardando l'oscurità del cielo, che per delle strane cir-costanze aveva preso il posto del fratello... Capì che viveva come lui, pur non essendo lui. Aveva per analogia assunto la vita di Carlo senza comprenderla. E Carlo? Carlo viveva come un tempo lui viveva? Con la dif-ferenza che Carlo stava tentando di ucciderlo. Come spiegarsi altrimenti quella cena dove si era presentato con una BMW? Non riusciva a crederci! Ma come? In che modo?

 

unamossa@mclink.net

 

Il fatto stesso che avesse preso il posto di Carlo non poteva essere già una mossa del suo piano? E se fossero tutti d'ac-cordo? Insieme allo sgomento provò un'ansiosa solitudine. eventi@hotmail.com E ripercorse gli eventi: Cindy all'improvviso aveva lasciato il marito per vivere con lui. Poteva aver mentito, perché no? Stava solo fingendo di amarlo per controllarlo meglio? E Gloria, incontrata sulle scale esattamente la prima volta che era andato a cena dal fratello? Non era strano che abitasse proprio nella casa di fronte? Una pura coincidenza!? Non poteva essere che tutto ciò che stava facendo, e che nel suo intimo non riusciva a spiegarsi, altro non fosse che l'ordito di una trama che lo stava catturando? Ma com'era potuto divenire così estraneo a sé?  seiancorasveglio@hotmail.com Cindy apparendo silenziosamente dietro di lui sul balcone gli domandò: "Sei ancora sveglio?"

 

 

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